E’ estorsione la minaccia rivolta ad un terzo estraneo al rapporto di credito

La minaccia per ottenere il pagamento rivolta al terzo estraneo al rapporto di credito costituisce estorsione. Cassazione, sez. II, sentenza n. 39267 del 02/11/2021

 

a cura dell’avv. Andrea Diamante

 

La Massima

Configura il delitto di estorsione e non di esercizio arbitrio delle proprie ragioni la condotta di chi, nell’esigere un credito asseritamente dovuto, minaccia un soggetto terzo al rapporto medesimo per ottenere il pagamento (nel caso di specie, configura il delitto di estorsione la minaccia rivolta alla figlia della debitrice finalizzata ad ottenere la restituzione della somma di denaro).

La Nota

L’imputato veniva condannato in entrambi i gradi di giudizio per tentativo di estorsione ex art.  56 e 629 c.p. per aver rivolto alla figlia della debitrice una minaccia volta ad ottenere il pagamento del credito vantato, rivolgendole la minaccia “digli a tua madre di darmi tutti i soldi se no vi ammazziamo“.

L’imputato interponeva ricorso per cassazione deducendo, tra le altre, l’inosservanza di legge e il vizio di motivazione per difetto degli elementi costitutivi del reato e l’erronea qualificazione qualificazione giuridica dei fatti accertati, sostenendo semmai la configurabilità dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni ex art. 393 c.p. o minaccia ex art. 612 c.c..

La II Sezione ha ritenuto provata la condotta attribuita all’imputato, confermata sia dalle dichiarazioni testimoniali rese dalla figlia quattordicenne della vittima, destinataria di minacce finalizzate ad ottenere la restituzione di una somma di denaro, ed in parte pure confermate dallo stesso imputato che ha ammesso le telefonate.

la Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha sostenuto che l’intervenuta minaccia grave rivolta anche in danno della figlia minore della presunta debitrice, certamente estranea al credito in ipotesi azionato nei confronti della madre, legittima senza dubbio la qualificazione dei fatti accertati come estorsione. Nell’affermare ciò, la Corte ha confermato l’orientamento nomofilattico già espresso precedentemente secondo cui è configurabile il delitto di estorsione nei casi in cui l’agente abbia esercitato la pretesa con violenza o minaccia in danno di un terzo estraneo al rapporto obbligatorio esistente inter partes e dal quale scaturisce la pretesa azionata, sì da costringere il debitore ad adempiere (Sez. 2, n. 5092 del 20/12/2017, dep. 2018)

 

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L\'autore

Avvocato già iscritto presso l’Ordine degli Avvocati di Enna, funzionario presso pubblica amministrazione. Formatore presso la Scuola Forense dell’Ordine degli Avvocati di Enna dal 2017 al 2019, in cui ha dapprima curato il piano formativo e dopo anche coordinato l’attivatà dei formatori. Fondatore e direttore di Iter Iuris – Portale di informazione giuridica.